freddo, fango, fatica ...e felicità
...ma non solo!
A tutta, dal primo all'ultimo metro, senza un attimo di tregua.
Il ciclocross è il ciclismo d'inverno, sinonimo di freddo, fango e fatica.
Tre "F" che si sposano con una quarta, quella che conta di più... felicità.
Si, perchè gli occhi dei ciclisti sorridono dopo aver conquistato il traguardo: il ciclocross è sport antico che fa ritornare giovani, perchè sporcarsi ogni centimetro del corpo, occhiali compresi, è un gioco, di solito, permesso solo ai bambini.
Il fango che occupa ogni centimetro del volto diventa nel ciclocross la più preziosa medaglia da esibire, la prova, provata, di aver dato tutto. Il ciclocross è uno sport duro, un dispendio di energie pazzesco, battiti, sempre, oltre il limite massimo, e acido lattico, uniformemente distribuito.
Un su, giù, destra, sinistra, frenetico.
Una gara a inseguimento, per tutti, anche per il primo, che presto si ritrova un avversario da doppiare.
Una gara corta, un'ora per i big, in cui non si ha tempo per pensare. Tocca correre, tocca aggredire i pedali, e quando occorre, tocca saltare oltre la bici. Un mezzo che metro dopo metro diventa irriconoscibile, che solo il getto potente delle "lance" (che rende meglio di idropulitrice) in pochi secondi riporta alla luce la sua bellezza.
Si, perchè quella bici da, quasi, corsa con quelle gomme leggermente tassellate, da 33 mm, è una delle massime espressioni di bellezza. Guai a dire il contrario.
Una bici rigidissima, reattiva, che concede al ciclista solo il lusso di assecondarla.
Una bici che ama condurre il gioco.
Scelto un binario nel fango, tocca inseguirlo.
Si va dove ti porta il fango.
E poi... c'è la discesa, con annesso segno di croce, nella mente, perchè il manubrio non lo si può mollare un secondo.
Si cade, spesso, con i fanghi lì pronti a lasciare un ricordo su maglie e pantaloncini. Si cade e ci si rialza, in un loop infinito.
Fatica, tecnica e divertimento: il ciclocross è un corso accelerato di guida, è la scuola del ciclismo.
Un zig zag tra i paletti stretti, curve a gomito, bici in spalla per superare gli ostacoli. Il ponticello, ripido, un salto quasi nel vuoto.
E poi... c'è il muro di fango, quasi verticale, che respinge all'indietro gli atleti.
I più temerari cercano di sconfiggerlo in sella, spesso facendo una fatica cene che non giustifica i pochi secondi guadagnati, altri saltano giù dalla bici e la prendono in spalla.
Non c'è una tecnica giusta o migliore dell'altra: tocca superare l'ostacolo, arrampicarsi, tocca fare qualcosa... se serve, anche lanciare la bici se stanchi di trascinarla.
Uno spettacolo, unico, in cui protagonisti e spettatori fanno quasi la stessa fatica. Ciclismo antico e ciclismo moderno, assieme, passione e temerarietà. La carovana colorata del Giro d'Italia nel ciclocross è sostituita dalle mantelline dei meccanici che dopo ogni giro di giostra rimettono a nuovo le biciclette creando quella nuvola d'umidità che veleggia sul campo di gara.
Uno sport, il ciclocross, povero, ma , ed anche la quinta F è servita!...
FIGHISSIMOOOOO!
Testo e foto credits by Antonio Caggiano - www.bikerounder.com











